I piatti tipici Lombardi da provare
Se siete alla ricerca di buon cibo e piatti tradizionali, la Lombardia fa al caso vostro: in questo articolo scopriremo alcuni sapori tipici della cucina lombarda. Lasciatevi tentare dai gusti prelibati e da portate per adatte ad ogni palato.
Avevamo già parlato di alcuni piatti della tradizione lombarda in uno dei nostri precedenti articoli, che potete trovare QUI.
Tuttavia, Lombardia vanta una storia gastronomica importante e ha una immensa disponibilità di materie prime di qualità eccelsa. La conformazione paesaggistica della Regione consente di avere una varietà territoriale che si traduce in molteplici pietanze e gusti. Infatti, laghi, fiumi, pianura, montagne e molto altro, danno origine a piatti conosciute in tutto il mondo. In questo articolo, vi illustreremo alcuni piatti tipici lombardi, da provare almeno una volta nella vita.
POLENTA
La polenta è uno dei piatti più antichi al mondo. Si narra, infatti, che la sua presenza trovasse posto tra le tavole degli antichi Sumeri.
Col tempo, però, ogni popolo ha fatto propria la ricetta della polenta , fino a personalizzarla a tal punto da farla diventare una pietanza tipica ed inserirla nei vari menù.
In Lombardia, oggi, la polenta ha alla base la farina bramata di mais o di grano saraceno ed è un piatto molto semplice: la farina viene versata in acqua bollente e cotta, rigirandola continuamente, per un’ora in un paiolo di rame e con un mestolo di legno. Si dice che la polenta è pronta quando si stacca perfettamente dalle pareti della pentola e che si possa versare su un tagliere per essere poi affettata con un coltello. Ha un aspetto giallo e compatto e si accompagna spesso a formaggi e carni.
SBRISOLONA
La Sbrisolona è una torta tradizionale lombarda, legata soprattutto al territorio mantovano.
La Sbrisolona è una torta tradizionale lombarda, legata soprattutto al territorio mantovano. Tradizionalmente, veniva preparata con nocciole, farina bianca e farina di mais, zucchero, burro e strutto. Originariamente era la torta della festa e delle occasioni importanti per la classe contadina del 1500, ma grazie alla corte dei Gonzaga venne introdotta anche nei menù della nobiltà e aristocrazia lombarda. Si tratta di una torta molto friabile: questa caratteristica ne definisce il nome. “Sbrisa” in dialetto lombardo significa “briciola”. Questa torta, infatti, è un dolce che si sbriciola facilmente.
Come la storia richiede, noi consigliamo di accompagnarla con un bel bicchiere di liquore dolce.
COTOLETTA ALLA MILANESE
Il nome della cotoletta alla milanese deriva dal dialetto della città di Milano, dove con la parola “cuteleta” si indica il famosissimo piatto costituito, infatti, da costolette di vitello, impanate e cotte in abbondante burro.
Questi particolari, ossia la carne bovina e l’utilizzo del burro sono fondamentali per rispettare la tradizione. Negli anni, molteplici varietà sono state create da questo noto piatto ma i veri meneghini mangeranno questa prelibatezza solo in questo modo.
Tuttavia, le linee guida non specificano se è necessario l’osso o meno: questa decisione viene lasciata a l’avventore che assaporerà la morbida carne di vitello da latte avvolta dalla croccante panatura di pane e uovo.
A Milano potrete trovare la cotoletta in ogni ristorante di cucina tradizionale; noi vi consigliamo di godervi un tour guidato per la città meneghina per scoprire tutti i luoghi simbolo della città e, grazie alla vostra guida turistica, farvi consigliare i migliori ristoranti.
SCIATT VALTELLINESI
Piatto tipico dal sapore inconfondibile, fritto e ripieno di formaggio Casera: stiamo parlando degli Sciatt Valtellinesi.
Si tratta di un’eccellenza gastronomica della provincia di Sondrio e dell’intero territorio della Valtellina. Queste frittelle sono un tipico antipasto della zona: non tutti sanno che, però, anche se oggi vengono servite insieme ad erbe selvatiche, un tempo erano un piatto da colazione!
Gli Sciatt sono un piatto che è noto per essere uno sfizioso street food: al termine di una passeggiata o di una sciata, infatti, sono una leccornia che in molti si concedono. Si tratta di una miscela di farina bianca e farina di grano saraceno, impastata con la birra. Vengono poi farciti con il formaggio Casera e cotti nell’olio. Un trucco è l’aggiunta della grappa: questo distillato dona un sapore particolare all’impasto, rendendolo noto in tutto il mondo Il nome Sciatt, in dialetto, significa rospo: il nome di questo deriva, pertanto, dalla sua colorazione ambrata, simile a quella delle rane.
Se siete curiosi di scoprire la Valtellina, vi consigliamo una degustazione di vino che potrete trovare cliccando QUI..
MOSTARDA
La Mostarda è un contorno tipico delle province di Cremona e di Mantova: è una preparazione a base di senape, zucchero e frutta. Spesso, viene accompagnata a bolliti, salumi e formaggi ed ha un sapore molto particolare, poiché si compone sia di una nota dolce data dalla frutta, sia da un tocco piccante grazie alla senape.
Ad ogni modo, la Mostarda cremonese differisce da quella mantovana. Nella seconda, infatti, viene usato un solo tipo di frutta (ad esempio la zucca o le mele campanine) ed ha un gusto più delicato e meno piccante poiché la senape viene aggiunta solamente alla fine della preparazione. Se volete scoprire la città di Mantova cliccate QUI per un tour guidato.
Al contrario, nella Mostarda cremonese viene utilizzata frutta sia candita, che matura, che acerba, creando così diverse consistenze e sapori: spesso vengono incluse nella mostarda cremonese le ciliegie, fichi, mele, albicocche e prugne.
Risotto alla Milanese
Se vi recate a Milanodovete provare il risotto alla Milanese, un classico intramontabile della cucina meneghina, apprezzato sia in tutta la penisola che all’estero.
La leggenda narra che la creazione di questo piatto risalga alla seconda metà del 1500 e sia legata alla costruzione del Duomo di Milano.
Valerio di Fiandra, un Maestro fiammingo giunse a Milano per la realizzazione delle meravigliose vetrate che ancora oggi abbiamo la possibilità di ammirare tramite visite guidate. insieme a lui giunse il suo allievo chiamato Zafferano (in inglese Saffron). Il soprannome gli venne attribuito per la sua abitudine di utilizzare questa spezia per ottenere colori con un effetto più brillante. Un giorno il Maestro Valerio disse al giovane assistente che continuando in quel modo avrebbe finito per mettere lo zafferano persino nei piatti.
E fu in occasione delle nozze della figlia del Maestro, che Zafferano chiese al cuoco una “piccola” variazione nel menù nuziale: ossia aggiungere al riso, condito con il burro, anche un generoso pizzico di Zafferano.
Il risultato? I commensali gradirono la modifica fatta, sia per la nota colorata che rese il piatto di un color giallo acceso che per il suo gusto. Si trattò di un semplice scherzo o di una ripicca? Questo non ci è dato saperlo, ma ci piace pensare che non si tratti di una semplice leggenda.
Oggi, il risotto alla milanese viene servito in diversi modi e varianti, in modalità tradizionali e innovative. Quel che è certo, è che una delle varianti più apprezzate in assoluto è sicuramente il risotto servito insieme al famoso ossobuco alla Milanese, altro piatto tipico della cucina meneghina.
Ossobuco alla Milanese
Conosciuto anche come “òs bus” (osso bucato), in dialetto milanese, le prime trascrizioni della ricetta dell’ossobuco di vitello risalgono al diciannovesimo secolo, anche se qualcuno dice che la sua presenza risalga addirittura a cinquecento anni prima.
Infatti, già a quel tempo si parlava di un particolare taglio trasversale della carne con l’osso contenente il midollo, cotto in umido per molte ore e molto apprezzato dall’aristocrazia di quel tempo.
Se siete curiosi di assaggiare questo piatto, dovete fare tappa a pranzo o cena al Ristorante La Dogana del Buongusto di Milano.
Casoncelli
Quando fate tappa a Bergamo e Brescia, dovete assolutamente assaggiare un buon piatto di casoncelli, in dialetto “Casonsèi“, uno dei prodotti della tradizione bergamasca e bresciana più conosciuti, oltre alla polenta.
Si tratta di un particolare tipo di pasta fresca ripiena e nonostante abbiano lo stesso nome, i casoncelli bergamaschi sono diversi da quelli bresciani. I casoncelli bergamaschi hanno una pasta più spessa con ripieno di carne e formaggio. In fase di cottura vengono, poi, conditi con pancetta croccante, burro e salvia. Dall’altra parte, i casoncelli alla bresciana tendono ad avere una pasta più sottile che riesce a mettere in risalto il ripieno a base di pane secco, burro e Grana Padano per poi essere conditi con abbondante burro, salvia e formaggio grana.
Questo piatto, di tradizione povera, soprattutto nel caso dei casoncelli alla bergamasca, nacque dalla necessità di riutilizzare gli avanzi di carne bovina e suina per evitare, quindi, qualsiasi tipo di spreco.
Se volete assaggiare il piatto perfetto di casoncelli fatti a mano, dovete fermarvi al Hotel & Ristorante Aurora di Castione della Presolana, tra le montagne bergamasche della Val Seriana.
Pizzoccheri
Se passate in Valtellinanon potete non fermarvi ad assaggiare un buon piatto di Pizzoccheri accompagnato da un bicchiere di vino locale. L’ingrediente principale dei pizzoccheri è la farina di grano saraceno, originaria proprio di questo luogo.
L’origine di questo piatto non riporta alcuna data specifica, ma è testimoniata da una serie di riferimenti culinari di fine ‘700, riguardante l’area dei Grigioni in Svizzera, di cui la Valtellina in quell’epoca faceva parte. Infatti l’autore parla di una pietanza chiamata “Perzockel” come una sorta di tagliatelle fatte di grano saraceno. La pasta, una volta cotta, veniva condita con abbondante burro e formaggi locali.
Dai primi dell’Ottocento sulle tavole dei contadini più benestanti appare il piatto più simile a quello che noi conosciamo con l’aggiunta, oltre agli ingredienti menzionati precedentemente, di patate, verze o coste.
Oggi, i pizzoccheri sono considerati il piatto simbolo della Valtellina, con epicentro nel piccolo paesino di Teglio, dove si è stabilito un legame quasi affettivo tra questa pietanza e la popolazione locale, tanto da indurli a formare l’ Accademia del Pizzocchero di Teglio.
Tra i tanti ristoranti dove potrete degustare un piatto di pizzoccheri cucinati nel pieno rispetto della ricetta originale certificata e con prodotti valtellinesi di prima qualità c’è l’ Agriturismo Il Vecchio Torchio a Teglio.
Tortelli di zucca mantovana
Tra le Eccellenze gastronomiche della zona di Mantova , patria dei Gonzaga, trovano posto i famosi tortelli mantovani alla zucca..
La sua origine risale al Basso Medioevo, quando, con quel poco che l’economia contadina offriva, venne inventato un piatto gustoso dalla necessità di riciclare gli avanzi della cucina. Infatti, è anche per questo motivo che vengono accostati sapori molto diversi tra loro e a tratti azzardati, che vedono il dolce della zucca e degli amaretti uniti alla mostarda e al Parmigiano Reggiano. Ed è proprio questo filo conduttore che crea il perfetto equilibrio tra dolcezza e sapidità di questo piatto, preparato con i quattro ingredienti tipici del territorio mantovano.
Casseoula
Casseoula è il piatto invernale per eccellenza della zona di Varese e della Brianza.
Il suo nome è di dubbia provenienza, ma si dice sia legato agli utensili da cucina utilizzati alla sua preparazione:
- il mestolo, chiamato anche “cassoeu“
- la “casseruola“, ossia il tegame in cui viene cotta la carne.
Secondo la tradizione questo piatto è collegato alla festività di Sant’Antonio Abate, il 17 Gennaio, giorno che segnava la fine del processo di macellazione dei maiali.
La leggenda racconta che la sua nascita coincida con il periodo della dominazione spagnola in Lombardia, alla fine del cinquecento, quando un soldato spagnolo si innamora di una giovane cuoca lombarda. Il soldato insegnò alla sua amante la preparazione di questo piatto e quest’ultima lo propose in occasione di un banchetto alla nobile famiglia per la quale lavorava che lo apprezzò così tanto da diffondere la ricetta.
Oggi, la casseoula viene cucinata prevalentemente nel periodo invernale. Infatti, gli ingredienti utilizzati, tra i quali gli scarti di maiale (i piedini, il codino, le orecchie, la cotenna) uniti alla verza, rendono questa pietanza perfetta per le fredde e nebbiose sere lombarde.
Torrone Cremonese
Se fate tappa a Cremona dovete assolutamente assaggiare il famoso torrone cremonese, dolce tipico natalizio a base di albume d’uovo, miele, zucchero e mandorle.
Le sue origini sono dubbie: alcuni sostengono che risalgono al XII secolo, quando un cremonese tradusse un testo arabo che spiegava come cucinare il “turun”; per altri invece, l’arrivo del torrone in Italia si deve alla corte di Federico II e ai suoi cuochi arabi. La sua derivazione araba è quasi certa.
In Italia però c’è una data che designa la nascita ufficiale del torrone cremonese: il 1441, anno in cui Francesco Sforza e Bianca Maria Visconti si sposarono e servirono il torrone con la forma del Torrazzo di Cremona ai propri commensali.
Oggi questo dolce è una tradizione ben consolidata che viene celebrata ogni anno a novembre con la Festa del Torrone
PAN DE MEJ
Una tradizione antica della cucina popolare milanese è quella di preparare intorno al 23 di Aprile il Pan di Miglio, per onorare la memoria di San Giorgio.
Questo dolce è aromatizzato ai fiori di sambuco ed è anche noto come “Pan Meino”. Ha una consistenza croccante e friabile e il suo cuore nasconde un sapore dolce e travolgente.
Come suggerisce il suo nome dialettale “Pan de Mej” l’ingrediente principale è il miglio. Si tratta di un cereale povero che veniva utilizzato al posto della farina nella panificazione lombarda.
La storia di questo dolce tipico è intrecciata al 23 Aprile: secondo la leggenda, San Giorgio, uccise un drago per salvare una fanciulla. Si narra, infatti, che il Signore di Milano Luchino Visconti avesse lo stesso coraggio del Santo, poiché il 23 Aprile prese le parti dei milanesi contro i soprusi del feroce brigante Vione Squilletti, il quale terrorizzava i rioni a sud di Milano. Al termine della battaglia, per celebrare l’eroico Visconti, i milanesi scesero in strada con panarea e pan de mej.
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